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Comunicati Stampa 1 Dicembre 2017

La ripresa c’è e l’industria va, ma cresce l’Italia del rancore

Manifatturiero, filiere italiane nelle catene globali del valore e turismo da record sono i baricentri della ripresa. Attraverso i consumi torna il primato dello stile di vita: ora gli italiani cercano un benessere soggettivo nella felicità quotidiana. Ma persistono trascinamenti inerziali da maneggiare con cura: il rimpicciolimento demografico del Paese, la povertà del capitale umano immigrato, la polarizzazione dell’occupazione che penalizza l’ex ceto medio. L’immaginario collettivo ha perso la forza propulsiva di una volta e non c’è un’agenda sociale condivisa. Ecco perché risentimento e nostalgia condizionano la domanda politica di chi è rimasto indietro

Roma, 1 dicembre 2017 – E l’industria va. La ripresa c’è, come confermano tutti gli indicatori economici. Ad eccezione degli investimenti pubblici: -32,5% in termini reali nel 2016 rispetto all’ultimo anno prima della crisi. Dal 2008 la perdita di risorse pubbliche destinate a incrementare il...[...]

Comunicati Stampa 2 Dicembre 2016

In crisi la funzione delle istituzioni come cerniera tra mondo politico e corpo sociale

La società continua a funzionare nel quotidiano, rumina e metabolizza gli input esterni, cicatrizza le ferite più profonde. Intanto siamo entrati in una seconda era del sommerso: non più pre-industriale, ma post-terziario. È una «macchina molecolare» senza un sistemico orientamento di sviluppo, in cui proliferano figure lavorative labili e provvisorie. Nel parallelo «rintanamento chez soi» di politica e società cresce il populismo

Roma, 2 dicembre 2016 – Una società che continua a funzionare nel quotidiano, rumina gli input esterni e cicatrizza le sue ferite. Nel «silenzioso andare del tempo», sono tre i processi principali della società italiana. In primo luogo, la società continua a funzionare nel quotidiano. Non come...[...]

Comunicati Stampa 2 Dicembre 2016

L’Italia rentier che non investe sul futuro

L’immobilità sociale genera insicurezza: dall’inizio della crisi accantonati 114 miliardi di euro di liquidità aggiuntiva (più del Pil dell’Ungheria). Ko economico dei giovani: rispetto alla media, redditi più bassi del 15% (e del 26,5% rispetto ai loro coetanei di venticinque anni fa) e ricchezza inferiore del 41%. Torna l’occupazione, ma a bassa produttività. Il 2016 è stato l’anno in cui hanno vinto gli irresistibili flussi: export, turismo, digitale, immigrati. Ma si è rotta la cerniera tra élite e popolo: crollo di fiducia per tutti i soggetti intermedi tradizionali, dai politici alle banche

Roma, 2 dicembre 2016 – L’Italia rentier che non investe sul futuro. Le aspettative degli italiani continuano a essere negative o piatte. Il 61,4% è convinto che il proprio reddito non aumenterà nei prossimi anni, il 57% ritiene che i figli e i nipoti non vivranno meglio di loro (e lo pensa anche...[...]