Comunicati Stampa

Presentato il 15° Rapporto Censis sulla comunicazione «I media digitali e la fine dello star system»

I nuovi riti, tic e tabù della digital life

Il 50,9% di chi ha uno smartphone controlla le notifiche del telefono appena sveglio o come ultima cosa prima di andare a dormire. Il 48,4% consulta le previsioni meteo nel corso della giornata. E il 25,8% non esce di casa senza il caricabatteria. Il problema numero uno di internet secondo gli italiani? La diffusione di comportamenti violenti, dal cyber-bullismo alle diffamazioni online

Roma, 11 ottobre 2018 – La fiducia nei media al tempo delle fake news. La radio ottiene il primato della credibilità tra i media: il 69,7% degli italiani la considera molto o abbastanza affidabile. Sono soprattutto gli over 65 (72,5%) a riconoscere alla radio questo merito e le persone con un livello di istruzione più elevato, diplomati e laureati (71,2%). La televisione è considerata affidabile dal 69,1% degli italiani. Oltre al 78,5% degli anziani, è anche il 68,8% dei giovani under 30 a pensarla così. Anche la stampa viene considerata affidabile da una quota maggioritaria di italiani: il 64,3%. Nella parte inferiore della graduatoria si collocano invece i siti web d’informazione: solo il 42,8% degli italiani li considera pienamente credibili. In questo caso si rileva una polarizzazione tra giovani e anziani: tra i primi il giudizio negativo è espresso dal 45,8%, tra i secondi è ai massimi livelli (79,1%). Ultimi in classifica si collocano i social network, ritenuti non del tutto affidabili dal 66,4% degli italiani. Sono gli anziani a essere i più diffidenti (78,2%), mentre il 45,8% dei giovani li considera attendibili. La tendenza a una minore fiducia si è accentuata nell’ultimo anno: hanno perso credibilità i siti d’informazione online per il 20,7% degli italiani, i social network per il 27,2%.

Nuovi riti, tic e tabù della digital life. La grande diffusione degli smartphone modifica i comportamenti di molte persone, protagoniste oggi di nuovi rituali, piccoli tic e manie mascherate. Il 59,4% degli italiani che possiedono un cellulare evoluto dichiara che, invece di telefonare, preferisce inviare messaggi per comunicare. Il 54,7% fa parte di gruppi su servizi di messaggistica come WhatsApp. Il 50,9% controlla le notifiche del telefono come primo atto al risveglio o come ultima cosa prima di andare a dormire. Il 48,4% consulta le previsioni meteo nel corso della giornata. Un’altra piccola ossessione quotidiana riguarda il rapporto con la memoria: il cellulare diventa una «protesi» utile ai nostri ricordi e alle nostre conoscenze, al punto che il 37,9% degli utenti, quando non ricorda un nome, una data o un evento, si affida immediatamente alle risposte della rete per fugare ogni dubbio. Uno su tre (30,1%), invece di digitare sulla tastiera, invia messaggi vocali. E il 25,8% esce di casa portando sempre con sé il caricabatteria del cellulare.

Quali sono i principali problemi dell’era digitale? La classifica dei principali problemi dell’era digitale secondo gli italiani riflette una visione molto individualistica, prevalentemente centrata su di sé e sull’impatto negativo che le tecnologie digitali possono eventualmente avere sul proprio vissuto quotidiano. Per il 42,5% degli italiani il problema numero uno di internet è la diffusione di comportamenti violenti, dal cyber-bullismo alle diffamazioni e intimidazioni online. Al secondo posto, il 41,5% colloca il tema della protezione della privacy. Segue il rischio della manipolazione delle informazioni attraverso le fake news (40,4%) e poi la possibilità di imbattersi in reati digitali, come le frodi telematiche (35,5%). Solo a grande distanza vengono citati problemi di sistema, come l’arretratezza delle infrastrutture digitali del nostro Paese e l’inadeguatezza dei servizi online della pubblica amministrazione (14,9%), oppure le minacce all’occupazione che possono venire da algoritmi, intelligenza artificiale e robotica (10,5%).

Preoccupazioni e soluzioni per proteggere la privacy. Il 59,3% degli utenti dei social network si dice molto o abbastanza preoccupato per il possibile uso distorto dei propri dati personali, mentre il restante 40,7% afferma di non nutrire nessun timore (il 7,5%) o ha solo una scarsa preoccupazione (il 33,2%). Tra i giovani under 30 la percentuale complessiva di chi non manifesta preoccupazioni arriva al 48,6%. Tra le soluzioni possibili, il 61,1% degli italiani ritiene che i gestori dei social network stiano già lavorando all’implementazione delle procedure di sicurezza necessarie. L’utente, in realtà, punta il dito verso se stesso: l’83,6% degli italiani è convinto che sia necessario imparare a usare i social network con maggiore attenzione e prudenza. A supporto dell’autotutela si affianca la richiesta, ugualmente sentita, di una più robusta risposta legislativa: per l’80,3% degli italiani le autorità devono intervenire con una regolamentazione più efficace a difesa dell’utente.


Questi sono i principali risultati del 15° Rapporto sulla comunicazione del Censis, promosso da Facebook, Intesa Sanpaolo, Mediaset, Rai, Tv2000 e Wind Tre, presentato oggi a Roma presso la Sala Capitolare del Senato da Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis, e discusso da Gian Paolo Tagliavia, Chief Digital Officer della Rai, Gina Nieri, Consigliere di Amministrazione di Mediaset, Massimo Porfiri, Amministratore Delegato di Tv2000, Massimo Angelini, Direttore Pr Internal & External Communication di Wind Tre, Fabrizio Paschina, Responsabile Direzione Comunicazione e Immagine di Intesa Sanpaolo, Francesco Rutelli, Presidente di Anica, e Giuseppe De Rita, Presidente del Censis.

11 Ottobre 2018