Comunicati Stampa

Il capitolo «Territorio e reti» del 42° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2008

Roma, 5 dicembre 2008 – Gli italiani e la città: nella dimensione urbana lo spirito della modernità. Le città sono universalmente riconosciute come i luoghi dove si esprime al massimo livello la modernità di un Paese. Il primo elemento di modernità è la capacità di offrire buone e diversificate opportunità di studio e lavoro (40%); poi viene la dimensione culturale, con le grandi attrezzature come musei, gallerie, auditorium, biblioteche (33%); al terzo posto i servizi di trasporto (26,4%); seguono le opportunità commerciali e di intrattenimento (23,4%), spazi verdi e impianti sportivi (19%). Al crescere del livello di istruzione dei cittadini aumenta la convinzione che la dimensione urbana è connessa ai processi di sviluppo socioeconomici più che alla riproduzione di criticità sociali: lo pensa il 70% dei cittadini laureati e il 55% di chi ha un basso titolo di studio. Il 45,2% degli italiani considera la bellezza del centro storico come la qualità principale della propria città, segue il «carattere» degli abitanti (20,4%), poi la solidità economica e la propensione imprenditoriale (10,8%), in pochi invece individuano nella buona amministrazione il punto di forza della città (8,3%).

La questione abitativa e il ruolo delle aziende territoriali per la casa. Le 108 aziende territoriali per la casa (ex Iacp) gestiscono un patrimonio immobiliare di circa 940.000 alloggi, di cui soli 768.000 in locazione. Si tratta di uno stock ridotto se confrontato con quello di altri Paesi europei: in Francia l’edilizia sociale riguarda circa 3,9 milioni di alloggi, nel Regno Unito 2,7 milioni di alloggi sono gestiti dalle amministrazioni comunali e 2,2 milioni dalle Housing Associations. Un fenomeno meno diffuso di quel che si crede è l’abusivismo, a livelli fisiologici in gran parte del Paese (0,1-0,3%). In qualche città del Nord raggiunge l’1%, come nel caso di Brescia o Trento, mentre in una realtà complessa come Milano sale al 5%. La morosità è un problema critico nelle grandi città: il rapporto tra mancati introiti per morosità e ricavi da canoni in città come Bergamo, Brescia, Parma, Venezia, Firenze e Bologna si attesta su valori intorno al 5%, mentre a Cagliari ha raggiunto il 44%, a Palermo il 35%, a Torino e Genova il 32%, a Roma e Napoli il 30%, a Bari il 23%, a Milano il 19%.

Torino-Lione: dagli scontri di piazza alla concertazione sulle strategie di sviluppo. Nel corso del 2008 si è registrato un forte progresso nella definizione degli interventi relativi alla linea ferroviaria Torino-Lione. L’obiettivo è di aprire i cantieri entro il 2013 per non perdere i 671,8 milioni di euro del cofinanziamento europeo. L’esito cui è approdato l’Osservatorio tecnico, che risponde a un tavolo istituzionale presso Palazzo Chigi, fa riferimento alla necessità di investire contestualmente sul trasporto locale e la riqualificazione territoriale, con il coinvolgimento degli enti territoriali nel processo decisionale, nel controllo dell’attuazione e nel monitoraggio degli effetti degli interventi. Parallelamente la Provincia di Torino ha promosso l’elaborazione di un Piano strategico del territorio interessato (ben 70 comuni) orientato sulle comuni prospettive di sviluppo, promuovendo una concertazione con i diversi comuni, le Comunità montane e i rappresentanti delle forze economiche e sociali, secondo una logica policentrica, una visione sovralocale e in termini di priorità strategiche.

Il sistema portuale come impresa e come leva dello sviluppo territoriale. Il settore portuale in senso stretto, ovvero l’insieme delle attività di logistica portuale e i servizi ausiliari dei trasporti marittimi, unitamente alle attività dei soggetti istituzionali di governance dei porti (Autorità portuali e Capitanerie di porto), ed escludendo gli altri comparti economici che pure gravitano sull’area portuale, genera un contributo al Pil superiore a 6,8 miliardi di euro, con una occupazione diretta di circa 40.000 addetti e una occupazione complessiva, tra unità di lavoro dirette e indirette, di 71.000 posti di lavoro. La produttività del lavoro nel settore logistico portuale (72.000 euro circa di valore aggiunto per addetto) risulta elevata e in crescita rispetto al passato. Considerando anche la produzione delle imprese cantieristiche insediate nell’area portuale, si arriva rispettivamente a 105.000 posti di lavoro e quasi 21 miliardi di euro di contributo al Pil nazionale.

La rassicurazione alimentare: i «frutti del territorio» rimuovono paure e incertezze. Da alcuni decenni, mentre aumentano le spese familiari per la casa, i trasporti, le comunicazioni, i servizi in genere, l’incidenza della spesa alimentare si riduce (18,8% e 15% se si escludono le bevande alcoliche). Mentre il 22% dei consumatori europei (con punte del 30-40% nel Nord Europa) dichiara di aver cambiato recentemente il proprio stile alimentare, gli italiani si collocano all’ultimo posto con il 15%. Aumenta dell’11,7% nel periodo 1995-2005 l’abitudine degli italiani di fare una colazione adeguata, in cui si beve latte e/o si mangia qualcosa (il 78,5% degli italiani); si diffondono i «fuori pasto» (il 40% degli italiani fa abitualmente uno spuntino a metà mattina o a metà pomeriggio); si «ricalibra» sulla cena il soddisfacimento della dimensione conviviale, utilizzando sempre più spesso la pausa pranzo per la cura degli interessi della persona (shopping, fitness, Internet, ecc.); diviene sempre più gettonato il cibo pronto (piatti preparati, verdure in busta, surgelati, ecc. rappresentano il 24% del fatturato dell’industria alimentare).

 

5 Dicembre 2008