L’ordine pubblico non può essere solo pubblico

Di fronte al moltiplicarsi delle minacce esterne e ad una domanda di sicurezza personale che cresce e che si fa più articolata, anche il sistema dell’offerta si è diversificato e oggi non è più basato esclusivamente sulla sfera pubblica, ma fa perno su una pluralità di soggetti che concorrono con lo Stato a garantire sicurezza e ordine pubblico su tutto il territorio.

Come accade in tutti i Paesi più avanzati, anche in Italia la sicurezza in chiave moderna integra la dimensione pubblica e statuale, che rimane il pilastro fondamentale, con quella privata, sia essa quella dei professionisti della sicurezza, chiamati a fare da complemento al lavoro delle Forze dell’ordine presidiando obiettivi strategici e “pezzi” di qualità della vita dei cittadini, sia essa quella del privato cittadino, che si dota autonomamente di sistemi di videosorveglianza e antintrusione a difesa della propria abitazione e della incolumità propria e della propria famiglia.

Nonostante le paure crescano e l’insicurezza sia in aumento, gli italiani sono fiduciosi nell’operato delle Forze dell’ordine e delle altre istituzioni preposte al controllo e alla salvaguardia della integrità dei cittadini. Da una recente indagine risulta che i Vigili del fuoco, cui viene attribuito un punteggio medio di 8 su 10, godono del massimo grado di fiducia della popolazione, seguiti dalle Forze dell’ordine, che ricevono un punteggio di 6,6 (tab. 5).

Queste due istituzioni sono le uniche che si aggiudicano un punteggio più che sufficiente, mentre tutte le altre, a partire dal Comune, hanno un gradimento medio inferiore al 5. Bassissimo il livello di fiducia nei confronti del funzionamento del sistema giudiziario (4,3), del Parlamento europeo, del Governo regionale, del Governo nazionale (tutti con punteggio medio di 3,7), mentre chiudono il ranking i partiti politici, che riscuotono una fiducia di 2,5 su 10, lontanissima dalla sufficienza.

Nonostante l’elevato credito di cui godono gli operatori della sicurezza pubblica, il persistere di un allarme diffuso tra la popolazione rivela come il fabbisogno securitario degli italiani non trovi una piena copertura nell’attuale offerta di servizi e prestazioni del servizio pubblico.

E non potrebbe essere altrimenti visto che, seppure in maniera meno consistente rispetto ad altri comparti, anche la spesa pubblica per ordine pubblico e sicurezza ha registrato in questi anni un ridimensionamento che ha portato ad un taglio delle uscite dell’1,4% in termini reali negli ultimi 9 anni.

In base ai dati di contabilità nazionale, la spesa pubblica per ordine pubblico e sicurezza nel 2016 ammontava a 30,4 miliardi di euro, equivalenti al 3,7% del totale della spesa pubblica. Rispetto al 2008, quando rappresentava il 3,5% del totale, le uscite per questo comparto sono cresciute di circa 3 miliardi di euro, con un aumento in euro correnti dell’11,1%, che però equivale ad una riduzione in termini reali dell’1,4% (tab. 6 e fig. 5).

Il 57,6% delle spesa per ordine pubblico e sicurezza, per un totale di 17,5 miliardi di euro, è destinata agli stipendi dei dipendenti dei Corpi di polizia, che negli ultimi 9 anni hanno avuto un incremento in valore assoluto di circa 900 milioni di euro, con una crescita in euro correnti del 5,5%, ma una riduzione in termini reali del 6,4%. 

C’è però da segnalare una ripresa della spesa negli ultimi due anni: in particolare, nell’ultimo anno le uscite per la sicurezza pubblica sono aumentate del 7,3% in valori reali e quelle per i dipendenti sono cresciute del 7,5%. Quest’ultimo dato sembra però essere stato determinato principalmente da un maggior costo del personale in servizio, piuttosto che da un effettivo aumento del numero dei dipendenti.

Infatti, i dipendenti delle Forze dell’ordine nel 2016 erano 308.765 e risultano diminuiti di oltre 22.000 unità negli 8 anni considerati (-6,7% rispetto al 2008, quando erano 330.816, e -1,1% rispetto al 2015, quando erano 312.132) (tab. 7).

Se dal totale del personale si isolano gli appartenenti a Polizia di Stato, Carabinieri, Corpo Forestale (oggi accorpato con i Carabinieri) e Guardia di Finanza, vale a dire gli uomini e le donne che sono effettivamente impegnati per le strade, negli 8 anni considerati si registrano circa 19.000 operatori in meno.

Oltre al ridimensionamento delle forze chiamate a garantire la sicurezza dei cittadini, i dati disponibili mostrano con evidenza quali sono state le conseguenze del blocco del turn over nella pubblica amministrazione, che ha determinato un progressivo assottigliamento degli operatori più giovani, che sono anche quelli in grado di sostenere i turni più faticosi e che vengono maggiormente impiegati nei servizi all’aperto.

Nel 2008 il 69,2% del totale dei dipendenti dei Corpi di polizia aveva meno di 45 anni; nel 2016 gli under 45 si sono ridotti al 46,2% del totale: in valori assoluti si è passati da 228.832 a 142.728 appartenenti ai Corpi di polizia con meno di 45 anni, con una perdita di 86.104 giovani (gli under 34 sono diminuiti del 36,5% e gli operatori che hanno tra i 35 e i 44 anni del 38,3%). Sul fronte opposto, i dipendenti che hanno più di 45 anni sono aumentati di circa 64.000 unità e oggi sono 166.037; di questi, 24.056 (il 7,8% del totale) ha più di 55 anni: nel 2008 gli over 55 erano l’1,9% e nei 9 anni sono aumentati del 274%.

A dire il vero, la Legge di stabilità del 2017 ha stabilito lo sblocco del turn over e un piano di nuove assunzioni per gli anni 2018-2022 di oltre 7.000 tra Forze di polizia e Vigili del fuoco che saranno immessi gradualmente sul territorio, soprattutto nel triennio 2020-2022. Inoltre, il 26 gennaio del 2018 è stato siglato il rinnovo del contratto per gli operatori della Polizia, con decorrenza 1° gennaio 2016, che stabilisce l’erogazione di arretrati e aumenti contrattuali. Si tratta, senza dubbio, di buone notizie, anche se i numeri parlano chiaro, evidenziando che, anche quando il piano di assunzioni andrà a regime, non si ristabilirà mai la numerosità del personale del periodo pre-crisi.

Non solo: considerando la situazione della nostra finanza pubblica si può affermare con certezza che la spesa per sicurezza e ordine pubblico non potrà mai più crescere allo stesso ritmo del passato, e soprattutto che da sola non sarà mai più in grado di soddisfare una domanda del corpo sociale crescente e articolata, né di generare un flusso adeguato di sicurezza.