Una transmedialità matura

La transmedialità di oggi rappresenta un decisivo passo in avanti rispetto alla multimedialità. Con quest’ultima si indicava un contesto all’interno del quale operavano diversi mezzi di comunicazione, più o meno integrati tra loro, nel quale erano i media a occupare il centro della scena rispetto ai contenuti da essi veicolati. Tutti i mezzi dialogavano con tutti, conservando ciascuno la propria specificità. È proprio questa specificità a essere venuta meno oggi: si parte dai contenuti, per passare poi alle piattaforme attraverso le quali diffondere i messaggi.

A testimoniare la crescente familiarità del pubblico con il sistema della comunicazione transmediale è la rapida diffusione registrata nel corso dell’ultimo anno dei servizi video digitali. In un solo anno, gli utenti di queste piattaforme (Netflix, Infinity, Now Tv, Tim Vision, ecc.) sono passati dall’11,1% al 17,9%. Se poi si prende in considerazione l’età degli utenti, si trova la prima conferma di una tendenza già segnalata lo scorso anno: le differenze nei consumi digitali tra i giovani e gli adulti si stanno assottigliando, e in qualche caso ribaltando. Nel 2017, infatti, nella fascia d’età di 14-29 anni gli utenti dei servizi video digitali erano il 20,6% e quelli tra i 30 e i 44 anni arrivavano al 15%. Nel 2018 i giovani sono ancora in testa (29,1%), ma gli adulti li seguono da vicino con il 26,6% (con una differenza di incremento pari all’11,6% in un anno) (tab. 1).

Sono entrati in campo i giganti della digital economy, a cominciare da YouTube, e pure nuovi operatori come Netflix, mentre la comparsa sulla scena di un attore finora estraneo al mondo della comunicazione come Amazon Prime Video ha rimescolato ulteriormente le carte in tavola. L’annuncio dell’avvio della sperimentazione di Facebook Watch, la piattaforma su cui guardare in streaming video e programmi direttamente attraverso il social network più diffuso al mondo, rappresenta l’apice di un processo avviatosi con l’interazione spontanea avvenuta tra gli spettatori dei programmi televisivi proprio sui social media.