Le diete mediatiche degli italiani nel 2018

La rilevazione dei consumi mediatici degli italiani nel 2018 evidenzia che (figg. 1-3):

-    la televisione ha registrato una leggera flessione dei telespettatori, determinata dal calo delle sue forme di diffusione più tradizionali (la tv digitale terrestre e la tv satellitare si attestano, rispettivamente, all’89,9% e al 41,2% di utenza tra gli italiani: entrambe cedono il 2,3% di pubblico nell’ultimo anno), mentre continuano a crescere la tv via internet (web tv e smart tv possono contare su una utenza del 30,1%, +3,3% in un anno) e la mobile tv (che è passata dall’1% del 2007 all’attuale 25,9% di spettatori, con un aumento del 3,8% nell’ultimo anno);

-    l’incremento di utenti dei servizi video digitali è uno degli aspetti più rilevanti del 2018: in un anno, gli italiani che guardano i programmi di Netflix, Infinity, Now Tv, Tim Vision e le altre piattaforme di tv on demand sono aumentati dall’11,1% al 17,9%, con punte del 29,1% tra i giovani under 30;

-    la radio continua a rivelarsi all’avanguardia all’interno dei processi di ibridazione del sistema dei media. Complessivamente, i radioascoltatori sono il 79,3% degli italiani, ma se la radio tradizionale perde 2,9 punti percentuali di utenza (oggi al 56,2%), come l’autoradio (il 67,7% di utenza, -2,5% rispetto allo scorso anno), la flessione è compensata però dall’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc (lo fa il 17% degli italiani) e soprattutto attraverso lo smartphone (con una utenza al 20,7%, +1,6% rispetto allo scorso anno);

-    gli italiani che usano internet passano dal 75,2% al 78,4%, con una differenza positiva del 3,2% rispetto allo scorso anno e del 33,1% dal 2007;

-    quelli che utilizzano gli smartphone salgono dal 69,6% al 73,8% (con una crescita annua del 4,2%, mentre ancora nel 2009 li usava solo il 15% della popolazione);

-    gli utenti dei social network aumentano dal 67,3% al 72,5% della popolazione. Continuano ad aumentare gli utenti di WhatsApp (il 67,5% degli italiani, l’81,6% degli under 30), mentre più della metà della popolazione fa ricorso ai due social network più popolari: Facebook (56%) e YouTube (51,8%). Notevole è il passo in avanti compiuto da Instagram, che arriva al 26,7% di utenza (e al 55,2% tra i giovani), mentre Twitter scende al 12,3%;

-    i media a stampa invece ristagnano nella crisi, a cominciare dai quotidiani, che nel 2007 erano letti dal 67% degli italiani, ridotti al 37,4% nel 2018, anche se nell’ultimo anno si registra un +1,6% di utenza. Questo calo non è stato compensato dai giornali online, che nello stesso periodo hanno incrementato l’utenza solo dal 21,1% al 26,3%. Invece, aggregatori di notizie online e portali web di informazione sono consultati dal 46,1% degli italiani;

-    nel campo dei periodici restano stabili i settimanali (il 30,8% di utenza, -0,2% in un anno) e i mensili (il 26,5% di utenza, -0,3%);

-    anche i lettori di libri in Italia continuano a diminuire anno dopo anno. Se nel 2007 il 59,4% degli italiani aveva letto almeno un libro nel corso dell’anno, nel 2018 il dato è sceso al 42% (-0,9% rispetto allo scorso anno). Né gli e-book (letti solo dall’8,5% degli italiani, -1,1% nell’ultimo anno) hanno compensato la riduzione dei lettori. Per i lettori abituali (cioè quelli che leggono almeno 3 libri all’anno) il dato si dimezza, riducendosi al 22,3% (e anche tra le persone più istruite, diplomati e laureati, la percentuale si ferma al 29,2%).

Le cesura generazionale nei consumi mediatici non tende a ridursi. I giovani si muovono con agilità nel sistema della comunicazione digitale, sfruttando più di chiunque altro l’insieme delle opportunità che esso offre. Tra gli under 30 la quota di utenti di internet supera il 90%, mentre è ferma al 42,5% tra gli over 65; più dell’86% dei primi usa lo smartphone, ma lo fa solo il 35% dei secondi; più del 70% dei giovani è iscritto a Facebook e usa YouTube, contro circa il 20% degli anziani; più della metà dei giovani consulta i siti web di informazione, contro appena un quinto degli anziani; il 46,6% dei primi guarda la web tv, contro appena il 9,5% dei secondi; il 35,6% dei giovani ascolta la radio attraverso il telefono cellulare, mentre lo fa solo il 4,3% dei longevi; su Twitter c’è un quarto dei giovani e un marginale 2,6% degli over 65 anni (fig. 4).

L’andamento della spesa delle famiglie per i consumi mediatici nell’intervallo di tempo tra il 2007 (l’anno prima dell’inizio della crisi) e il 2017 evidenzia come, mentre il valore dei consumi complessivi ha subito una drastica flessione, senza ancora ritornare ai livelli pre-crisi (-2,7% in termini reali), la spesa per l’acquisto di smartphone ha segnato anno dopo anno un vero e proprio boom, di fatto triplicando in dieci anni (+221,6% nell’intero periodo, per un valore di quasi 6,2 miliardi di euro nell’ultimo anno), quella dedicata all’acquisto di computer ha conosciuto un rialzo rilevantissimo (+54,7%), mentre i servizi di telefonia si riassestavano verso il basso per effetto di un riequilibrio tariffario (-10,4%, per un valore però di quasi 17,5 miliardi di euro nell’ultimo anno) e, infine, la spesa per libri e giornali ha subito un vero e proprio collo (-38,8%) (fig. 5).