Gli italiani e i dispositivi medici: il caso delle protesi acustiche

Si tratta di un aspetto messo in luce anche dalle precedenti ricerche del Censis sul tema del valore sociale dei dispositivi medici. In particolare, in una ricerca Censis del 2011, è emerso non solo l’ampio utilizzo di dispositivi medici tra gli italiani, ma anche il valore attribuito a questi dispositivi sotto il profilo della promozione della qualità della vita.

Nel 2011, sono risultati pari a oltre 11 milioni gli utilizzatori di dispositivi medici, strumenti in grado di consentire qualità della vita e opportunità di relazioni familiari altrimenti non garantite. Il 59,3% degli intervistati infatti ha dichiarato di aver avuto esperienza diretta o indiretta di persone che grazie all'uso di dispositivi medici nel quotidiano hanno avuto un miglioramento della qualità della vita.

Si tratta poi di una tecnologia vicina, percepita come “amica”: la presenza dei dispositivi medici nella quotidianità li rende particolarmente rilevanti sul piano sociale, proprio nella loro veste di facilitatori di una condizione di vita positiva, che senza il loro apporto non sarebbe possibile. Una maggioranza pari al 58% degli intervistati li ha ritenuti espressione di un modo di autogestire la salute che andrebbe favorito e incentivato e per il 39,6% fanno parte di una tecnologia molto presente nella vita quotidiana che non incute nessun timore. A questa percentuale si associava poi il 36,6% di italiani che esprimeva fiducia per i dispositivi medici come migliori opportunità per essere curati (tabb. 4 e 5).

Una quotidianità che fa il paio con la ricerca della personalizzazione: il 59% degli utilizzatori ha potuto scegliere alcune caratteristiche fondamentali del proprio dispositivo e non è un caso che il 69% degli italiani si sia dichiarato disposto a pagare di più di tasca propria per avere un dispositivo personalizzato, adattabile alle proprie esigenze.

Proprio questo aspetto della personalizzazione potrebbe essere il motivo per cui, tra tutti i dispositivi medici, erano state proprio le protesi acustiche a riscuotere il maggior apprezzamento da parte degli utenti: l’86,7% degli intervistati dichiarava infatti che la qualità della propria vita era migliorata in seguito alla loro applicazione, un valore molto alto, ulteriore conferma che le modalità di erogazione, che adesso si vorrebbero modificare, sono invece corrette e, semmai, da prendere ad esempio per altri comparti.

Anche nella nuova indagine del Censis ritorna la rilevanza attribuita dagli italiani alle protesi acustiche. 

Colpisce innanzitutto la diffusione di alcuni disturbi dell’udito dichiarata da quote non marginali di intervistati che segnala l’alta rischiosità dell’ambiente di vita quotidiana e di certe abitudini che sono ormai diffuse tra la popolazione (fig. 2).

Si va dalle difficoltà a percepire le voci sussurrate che riguarda il 45,5% del campione, che indica che questo accade a volte (32,3%) o frequentemente (13,2%), alla necessità di chiedere alle persone di ripetere ciò che hanno detto (41,8% e 12,9%), fino alla difficoltà di sentire i programmi alla TV o alla radio (16,8% e 10,1%).

Si tratta di circostanze che impattano sugli aspetti relazionali sia in famiglia che al lavoro, con quote di significative di chi sperimenta limitazioni almeno qualche volta e che hanno ripercussioni anche in termini di sicurezza di sé per il 39,3% del campione.

Le opinioni sulle protesi acustiche confermano le tendenze emerse nell’indagine del 2011.

Viene segnalata l’esigenza di poter disporre di una protesi acustica poco visibile (38,5%) che richiama in causa una delle resistenze psicologiche maggiori rispetto all’utilizzo, anche in caso di disturbi conclamati.

L’opzione favorevole per una tecnologia amica e insieme innovativa si ritrova nel 33,4% che vorrebbe uno strumento all’avanguardia mentre il 28,8% richiama la facilità e l’autonomia di utilizzo (tab. 6).

La aspettativa di innovazione tecnologica è maggiormente richiamata da chi ha livelli più alti di istruzione mentre la semplicità e la scarsa visibilità sono richieste soprattutto da chi ha i titoli di studio meno elevati.

Richiamata da quote vicine a un terzo del campione è l’importanza attribuita alla attività di assistenza continuata nel tempo e garantita dalla figura dell’audioprotesista che riveste una rilevanza centrale come professionista di riferimento non solo al momento dell’acquisto (tab. 7).

Sono vicine le quote di chi ritiene importante poter contare su controlli medici periodici (32,3%) e di chi attribuisce valore all’avere a disposizione un tecnico specializzato come l’audioprotesista in grado di intervenire e fornire un aiuto ogni volta che sia necessario. Segue la possibilità di poter cambiare dispositivo facilmente e in tempi molto brevi nel caso di un guasto o un peggioramento (30,2%), mentre viene richiamata da una percentuale più bassa, pari al 23,2% la possibilità di cambiare dispositivo facilmente e in tempi molto brevi nel caso in cui sia disponibile una innovazione tecnologica.

Nella percezione di circa un terzo degli italiani, dunque, è importante l’evoluzione tecnologica incessante delle protesi acustiche mentre è poco più bassa la quota di coloro che vorrebbero poter continuare a usufruirne attraverso l’accesso in tempi brevi ai nuovi dispositivi.    

Alle alte performance sono associate anche altri elementi centrali nelle loro aspettative come un’ergonomia ottimale e la decrescente invasività, richiamate da quote tendenzialmente più elevate di intervistati.

E altrettanto rilevante appare lo stretto nesso tra protesi acustica e servizi di assistenza e supporto, che ha il suo perno nella professionalità degli Audioprotesisti. La richiesta di una funzionalità semplice che renda possibile l’autogestione non prescinde dunque dal valore attribuito all’assistenza continua garantita da un professionista specializzato, anzi rappresenta uno degli elementi che deve caratterizzare quella tipologia di tecnologia per la vita quotidiana che connota le richieste dei cittadini.