Rapporto Censis-Fnopi sugli infermieri e la sanità del futuro

La buona sanità del futuro passa dagli infermieri

Il Rapporto Censis-Fnopi racconta il valore e il contributo degli infermieri al Servizio Sanitario del prossimo futuro e, tenuto conto anche dell’emergenza sanitaria Covid-19, evidenzia perché per costruire un Servizio sanitario migliore e per tutti, è decisivo ampliare la presenza e il ruolo degli infermieri.

Più infermieri per una sanità migliore? Il sì degli italiani

L’emergenza Covid-19 ha confermato una cosa già nota agli italiani: la necessità di più infermieri, con più ruolo nel Servizio sanitario. Una soluzione a cui il 92,7% degli italiani è favorevole, con punte del 94,3% nel Nord Est e del 95,2% tra chi ha una laurea (tab.1).

Sulle motivazioni, per il 41,9% degli italiani sarebbe una buona soluzione per colmare le attuali lacune di organico nel Servizio sanitario, per il 40% per potenziare servizi di territorio, domiciliari, di emergenza/Pronto soccorso, per il 32,5% per poter smaltire liste di attesa per specifiche prestazioni, per il 19,8% per potenziare la presenza di interlocutori di cui so ha grande fiducia (fig. 1).

Più infermieri quindi non solo per l’urgenza, diventata impressiva con l’emergenza Covid-19, di potenziare organici visibilmente carenti, ma anche per lanciarsi verso una sanità migliore colmandone lacune decisive, da quelle dei servizi domiciliari e territoriali, alla lunghezza delle liste di attesa.

Formare e reclutare subito nuovi infermieri: i numeri

Il Servizio sanitario va potenziato: per farlo, è indispensabile reclutare più personale, a cominciare dagli infermieri, soluzione che trova largo consenso sociale. Ma di quanti infermieri in più c’è bisogno?

Considerati come riferimento le presenze di infermieri espressi dagli indicatori dell’Emilia Romagna si stima in 450.000 il numero totale di infermieri attivi di cui ci sarebbe bisogno (oggi sono 450.000 gli iscritti all’Albo, pensionati compresi): ciò significa un reclutamento aggiuntivo di circa 57.000 infermieri.

Ci sarebbe così un infermiere ogni 134 abitanti, migliore dell’attuale 154.

Una soluzione che delinea un sentiero di incremento del personale infermieristico praticabile per il Servizio sanitario, che consentirebbe di dare risposte di più alta efficacia alle nuove e complesse sfide per la tutela della salute.

L’ora dell’infermiere di famiglia e di comunità

Finalmente, dopo l’emergenza sanitaria del Covid-19, è arrivata l’ora dell’infermiere di famiglia e di comunità.

Il 91,4% degli italiani considera l’attivazione e/o il potenziamento dell’infermiere di famiglia e di comunità nei territori una buona soluzione per l’assistenza e la cura di non autosufficienti, cronici, persone bisognose di terapie domiciliari, riabilitative (tab. 2). In particolare, per il 51,2% degli italiani faciliterebbe la gestione dell’assistenza al paziente migliorando la qualità della vita di pazienti e familiari, per il 47,7% darebbe sicurezza e maggiore tranquillità a pazienti e familiari, per il 22,7% innalzerebbe la qualità delle cure perché potrebbe essere il coordinatore di fatto dell’assistenza a cronici, non autosufficienti (fig. 2).

Agli italiani piace l’infermiere di famiglia e di comunità ricollocato in percorsi di prevenzione, diagnosi e cure territoriali, perché diventa perno decisivo di una nuova offerta di servizi capaci di garantire quella sanità territoriale resa ineludibile dall’esperienza Covid-19.

Bravi e affidabili

L’idea che più infermieri miglioreranno la sanità, a cominciare da quella territoriale, è anche l’esito di un legame profondo e consolidato, che ha reso agli occhi degli italiani gli infermieri bravi e affidabili. Infatti:

- il 91% degli italiani ha molta o abbastanza fiducia negli infermieri, valore con punte percentuali del 93,8% nel Nord Est, del 93,7% tra gli anziani (tab. 3);

- il 68,9% valuta positivamente la propria esperienza di rapporto con gli infermieri, con valori più elevati nel Nord Est (73,9%) e nelle famiglie con non autosufficienti (72,6%).

Non sorprende quindi che alto è l’appeal della professione perché ben l’83% degli italiani incoraggerebbe un figlio, parente o amico che volesse intraprendere la professione dell’infermiere (tab. 4): il 71,1% perché è un lavoro utile dove si aiuta chi soffre, il 37,3% perché lo reputa una attività affascinante, che fa crescere come persona, il 32,9% perché consente di trovare lavoro.

Gli infermieri non sono una scoperta recente per gli italiani: la tendenza ad averli come punto di riferimento nelle situazioni di bisogno sanitario è l’esito di un rapporto fiduciario che si è costruito e consolidato tra le difficoltà della sanità ordinaria. E l’eroismo di questi tempi ha dato agli italiani la conferma eclatante di quanto già avevano sperimentato in tempi ordinari: ossia che gli infermieri svolgono con professionalità, impegno e umanità la propria professione, colmando le lacune, le carenze e le difficoltà della sanità. Una tendenza di cui le indagini Censis-Fnopi hanno dato conto negli anni.

Migliori debunker contro le fake news

Sono 29 milioni gli italiani a cui è capitato durante il lockdown di pescare sul web o i social notizie false o sbagliate su origini, modalità di contagio, sintomi, misure di distanziamento o cure relativi a Covid-19. Un contagio diffuso e traversale, il cui esito finale è condizionare negativamente la resistenza al Covid-19, minare l’efficacia delle misure, capovolgere in rischio la positiva propensione delle persone a cercare informazioni utili.

È evidente che anche su questo fronte gli infermieri, per la fiducia di cui godono presso i cittadini, potrebbero essere i più ascoltati e fidati debunker, proteggendoli da falsità, dietrologie, aspettative di cure miracolistiche e orientandoli, sia nelle relazioni dirette che su web e social, verso informazioni certificate e pratiche salutari più appropriate.

Indicazioni per la buona sanità del futuro

Dalla ricerca emerge chiaramente che per gli italiani gli infermieri sono il pivot di una buona sanità del futuro, in risposta ad una evoluta e complessa domanda sanitaria. 

Dalla capacità di garantire assistenza sul territorio, anche per far fronte a picchi emergenziali e mitigare la pressione sugli ospedali, fino alla capacità di dare risposte assistenziali sulle patologie croniche, invalidanti: ecco le frontiere più avanzate della nuova sanità in cui gli infermieri sono portatori di soluzioni efficaci e sostenibili.

Dagli infermieri arrivano quindi risorse decisive per colmare nel prossimo futuro il gap tra quantità e qualità dei fabbisogni sanitari e sociosanitari da un lato e matrice dell’offerta di servizi e prestazioni dall’altro.