Comunicati Stampa

Prosegue il progetto «Italia sotto sforzo. Diario della transizione 2020/21»

Come cambia l’uso dello spazio e del tempo all’epoca della pandemia

Sono saltati due capisaldi dello sviluppo urbano contemporaneo: l’elevata densità di persone e la facilità di spostamento tra luoghi lontani. Aeroporti e stazioni svuotati, città orfane di turisti, vita da remoto. Ma è anche l’occasione per ripensare le questioni territoriali

Roma, 24 aprile 2021 – Aeroporti e stazioni svuotati: l’azzeramento dei flussi tra luoghi distanti. La facilità di viaggiare, una delle caratteristiche fondamentali della contemporaneità, è venuta meno. Gli aeroporti hanno ridotto l’operatività al minimo. Tra marzo e dicembre 2019 nello scalo romano di Fiumicino erano transitati 38 milioni di passeggeri, nello stesso periodo del 2020 sono stati appena 4,6 milioni (-88%). Malpensa è passata dai 25 milioni di passeggeri del 2019 ai 3,6 milioni del 2020 (-85,5%). Anche l’alta velocità ferroviaria ha risentito fortemente delle misure anti-contagio, del crollo del turismo e della domanda business. I passeggeri sui treni Alta Velocità di Trenitalia erano passati da 6,5 milioni del 2008 a 40 milioni nel 2019 (+515%). Oggi l’offerta è stata drasticamente ridotta. Roma ha perso il 46% delle connessioni in ingresso la tratta Roma-Milano ha subito un vero e proprio dimezzamento, passando dalle 65 corse quotidiane per senso di marcia del 2018 alle attuali 32 (-51%).

Città orfane di turisti. La battuta d’arresto del turismo globale, una delle principali industrie contemporanee, è stata devastante. I dati provvisori, relativi alle presenze negli esercizi ricettivi del Paese nei primi nove mesi del 2020, testimoniano un dimezzamento dei volumi complessivi (-50,9% rispetto allo stesso periodo del 2019), con un crollo della domanda straniera (-69%) e un ridimensionamento rilevante del turismo interno (-33%).

La desertificazione urbana: commercio, cultura e spettacoli. Solo nei musei statali si è perso il 75% dei visitatori, con incassi passati dai 240 milioni di euro del 2019 ai 60 milioni del 2020. Gli ingressi nelle sale cinematografiche hanno segnato un calo del 73%, la spesa al botteghino del 78%. I concerti hanno perso quasi il 90% degli incassi.

Una vita da remoto. Durante il lockdown il 56,4% degli occupati ha potuto continuare a svolgere la propria attività da remoto, mentre l’80% degli studenti italiani (6,7 milioni) ha seguito lezioni a distanza (anche se il 30% ha dichiarato difficoltà di varia natura). Il 71,7% delle famiglie ha effettuato acquisti online, circa un terzo degli italiani ha utilizzato servizi di food delivery, circa la metà ha seguito dirette streaming. E sono 43 milioni gli italiani (l’84,3% dei maggiorenni) rimasti in contatto con amici e parenti grazie ai sistemi di videochiamata (3 milioni lo hanno fatto per la prima volta).

La voglia di outdoor e la mobilità alternativa. Anche la mobilità alternativa ha avuto un boom. Le amministrazioni locali hanno ampliato l’offerta di percorsi ciclabili attraverso le «ciclabili pop-up»: quasi 200 chilometri di ciclabili leggere nate quest’anno. Il monopattino in sharing, servizio sbarcato in Italia a fine 2019, si è diffuso vistosamente: tra dicembre 2019 e settembre 2020 i monopattini in condivisione sono passati da 4.900 a 27.150.

La stasi della capacità attrattiva delle città. Molte grandi città hanno chiuso l’anno con saldi demografici negativi. Firenze perde 2 punti percentuali di residenti, Genova e Venezia l’1,2%, Torino l’1,1%, Roma lo 0,9%. Di tale dinamica negativa risente la domanda abitativa: dopo anni di boom degli affitti brevi destinati ai turisti, di ampliamento dell’offerta di stanze e posti letto per studenti fuori sede, si è registrata una contrazione della domanda di case in affitto tra il 20% e il 40%, e una notevole espansione dell’offerta (a Milano, Venezia, Firenze e Bologna addirittura a tre cifre) per il travaso degli alloggi dal settore turistico a quello della locazione abitativa.

Niente sarà come prima? Dalla crisi opportunità che non vanno sprecate. Lo spiazzamento che deriva dal nuovo scenario rappresenta per le città un’occasione unica per mettere mano a malfunzionamenti e assetti squilibrati che davamo per scontati. Si pensi al pendolarismo e al tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, al superamento della monocultura turistica dei centri storici, all’innalzamento della qualità della vita delle periferie e alla valorizzazione della dimensione di prossimità (la città dei 15 minuti).

24 Aprile 2021